IL MAGICO MONDO DELLE ROTAIE DI ROMA
Cari amici, dopo la trilogia sulle buche di Roma noi di salvaiciclisti abbiamo ricevuto innumerevoli lettere dai ciclisti del nord Italia: molti di loro, depressi e scoraggiati perché hanno capito che cosa si perdono non vivendo a Roma, hanno cominciato a danneggiare le loro stesse ciclabili nottetempo, a chiuderne altre proditoriamente come la nostra Sindaca ha fatto con la ciclabile della tangenziale, cercando, goffamente occorre dirlo, di procurarsi con un inutile onanismo un po’ di eccitamento ciclistico.
Una patetica minoranza invece, gente di Treviso, Ferrara, Padova rosa dall’invidia, ci ha attaccato: non è vero divertimento il vostro, essi ci hanno detto, due buche sparse qua e là non significano niente.
E allora non vi abbiamo educato abbastanza, imbelli figli degli Insubri e dei Reti, e allora vi dobbiamo raccontare del nostro entertainment più spettacolare e glorioso.
IL “GRANDE PARCO TEMATICO DELLE ROTAIE”© A PIAZZA MAGGIORE
L’Amministrazione Capitolina, sempre attenta alle esigenze di noi ciclisti, occupata giorno e notte con diuturna industria a renderci la vita più avventurosa e spettacolare, ha deciso anni fa di fare un salto di qualità, erigendo per noi addirittura un parco dei divertimenti tematico; il tema è sopravvivere alle rotaie.
La rotaia come ognun sa stabilisce con il ciclista un rapporto dinamico e peperino: da una parte la ami perché ci vanno sopra i tram, trasporto ecologico democratico e pubblico; dall’altra un filo stringi le chiappe quando la incontri perché ti può mandare lungo in mille diversi modi.
Ebbene, il Grande Parco Tematico delle Rotaie© riunisce in un sol luogo tutti i possibili rischi ed insidie che una rotaia ti può proporre; così se sei annoiato e triste e vuoi sfidare la morte e rinvigorirti con forti scariche di adrenalina, invece di drogarti o andare a fare bungee jumping su un cavalcavia della Sabina te ne vai a piazza Maggiore.
Noi di salvaiciclisti la usiamo pure come rito di iniziazione, è il nostro Bar Mitzvah per così dire: compiuti i tredici anni ci buttiamo dentro i nostri figli con una bici e se escono vivi con meno di sessanta giorni di prognosi si possono iscrivere all’associazione.
Il percorso è obbligato. Come con le ferrate. Non è che la puoi iniziare a caso, c’è un percorso prestabilito, a difficoltà crescente.
Si deve partire, per poter godere appieno del divertimento, dal semaforo di via Casilina.
Come vedete la rotaia è di difficoltà uno, facile, trasversale; una rotaia di riscaldamento per così dire, l’Amministratore Capitolino, provvidente e solerte, fa in modo che ci possiamo riscaldare con qualcosa di semplice. Vien quasi da pensare che ci troviamo a Ferrara, Padova, Verona.
Ma non è così, e bastano pochi metri per accorgersene.
Ecco che infatti proseguendo verso il sottopasso di Via dello Scalo di San Lorenzo, si passa a una rotaia di livello 3, o a Cengia.
Si allarga uno sbordo che passa lungo la parete, viene inserita una piccola difficoltà ulteriore, un cordolo di gomma alla cazzo piuttosto sbrecciato. In questo modo il ciclista comincia a riscaldarsi, e ad avere le scariche di strizza a lui tanto care. Inoltre la rotaia è posta accuratamente a 45 gradi piuttosto che a 90… Il Rischio di entrarci dentro e spalmarsi sull’asfalto comincia a diventare possibile, e daje a ride!
Sopravvissuti alla Cengia, e appena passati sotto gli archi che introducono in Piazza di Porta Maggiore, comincia il divertimento serio…
Ecco che infatti troviamo quasi subito una Rotaia di livello cinque, sbrecciata a cengia con in pendant buca Mosè – per la definizione della Buca Mosè, vedi articolo –.
E appena dopo, verso via Giolitti, una pregevolissima Rotaia Signorina Silvani, livello sette.
La buca va un minimo spiegata ai più giovani, e ai pochissimi che non hanno mai visto Fantozzi. Chi di noi non ricorda Il personaggio di Anna Mazzamauro, che interpretava la turbinosa e carnacialesca segretaria di cui era innamorato Fantozzi? Immortale. Ebbene come ricorderete essa, quando raggiungeva il massimo di libido, si produceva in un lubrico movimento delle labbra che molti di noi ricordano benissimo.
La buca, se notate bene, aggetta come il labbruccio, come esso sporge affilata, tagliente sottile, e ti ci puoi tranquillamente squarciare un copertone se non la prendi bene.
E infine, dopo la Silvani, amici miei, se siete ancora vivi, ecco che ci si presenta la suprema erta verso la vetta: la difficoltà finale, la parete definitiva, il divertimento più strepitoso, e qui occorre dire l’Amministratore Capitolino ha dato il meglio di sé, ha mostrato tutto il suo amore verso il ciclista, si è sbizzarrito in un trionfo di fantasia, tecnica, e un filo di sbarazzina isteria.
Signore e signori ecco a voi la Aleppo.
Nel senso che è impossibile uscirne vivi.
Un helzapoppin di difficoltà, un florilegio di idee divertentissime: grata, buca, rotaia, zozzeria, chiare si distinguono una buca Pinicola e una Kinder – qui la definizione della Buca Pinicola e Kinder -.
Se avete le palle di affrontare e superare la Aleppo, vi attende dall’altra parte un dipendente comunale vestito da alpino che vi regalerà un simpatica statua in mollica di pane dell’indimenticato Senatore Esposito.
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