Bimba mia dolcissima, oggi Anna B. mi ha chiesto di scriverti una piccola lettera sul nostro modo di stare in bici fra le persone, nella natura, nella città, ogni giorno.

Proprio stasera, però, mi s’è rotto il mozzo della ruota posteriore della nostra bici, (che tu pesi ormai 10 kg e papà ha già raggiunto la pijotta), per cui domani ci dovremo inventare un modo diverso dal solito per andare in asilo…

Diversamente dal solito sarò costretto a svegliarti un poco prima, dovremo giocare un poco di meno, vestirci e lavarci più in fretta del solito.

Probabilmente eviteremo di fermarci nel parco a bere l’acqua e guardare i pesciolini che bevono l’acqua come noi,  forse oggi non noteremo che stanno sbocciando i pruni a San Giovanni e forse non riusciremo manco a sentirne il profumo.

Non potremo fermarci ad accarezzare il gattino a Santa Croce, né scambiare due carezze col sindaco di Montecastrilli, né vedere il treno che passa giù dal ponte del Mandrione.

 domani, “dovemo pija la maghina ppe stà in coda!” e non ti piacerà, lo so!

Non ti potrò baciare sulla fronte ad ogni tuo sorriso sdentato, né cantarti canzonacce stonate/intonate sulle gesta dei cicloattivisti, che s’intestardirono nel voler cambiare la qualità della vita nella città a partire dalla mobilità.

No, non potrai, non potremo, perché, bambina mia, domani, “dovemo pija la maghina ppe stà in coda!” e non ti piacerà, lo so! E siccome papà è un cialtrone (che il cicloattivista modello non gli viene bene), andremo piano che tanto non ce se fila nessuno, e rispettando chi si muove intorno a noi, saremo all’asilo in un’oretta contro il ventino quotidiano.

Ma saremo serene e calmi perché, domani, amore mio, zio c’aggiusta la bici e torniamo liberi!

[ Lettera di papà Piero Ventura a sua figlia Caterina di 16 mesi ] 

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