Distanziamento sociale? Ci resta soltanto la bici!
Un’emergenza nell’emergenza
La realtà che viviamo ormai da circa un mese a causa dell’emergenza Covid-19 ha imposto tanti cambiamenti nelle nostre vite, a partire dalle esigenze di mobilità. E paradossalmente per un’Associazione come la nostra, che ha a cuore la mobilità dolce e sostenibile, operare in un contesto in cui la mobilità è ridotta all’essenziale assume un’importanza ancora maggiore: ci ritroviamo a fare considerazioni sulla sicurezza stradale e sul diritto degli utenti vulnerabili della strada di spostarsi all’interno di un contesto emergenziale.
All’interno della drammatica emergenza della pandemia, infatti, assistiamo a un’altra emergenza, quella stradale. Il traffico romano è senza dubbio calato, ma gli automobilisti hanno una percezione della sicurezza distorta da questo apparente senso di “campo libero” e assumono condotte di guida ancor più irresponsabili, pericolose e arroganti.
Al tempo stesso, i mezzi pubblici hanno visto necessariamente ridursi la loro utenza in maniera drastica a causa dell’impossibilità di distanziamento sociale che la loro natura impone.
Giusto per dare un’idea numerica, nell’ultimo rapporto di Roma Mobilità 1,1 milioni di spostamenti giornalieri avvenivano sui mezzi pubblici. In uno scenario con esigenze di distanziamento sociale, ben meno della metà di questa cifra potrà ancora essere sopperita dalla rete del TPL. Anche ipotizzando una metà di questo milione di persone che torni a utilizzare l’automobile perché ne ha possibilità e/o voglia, rimarrebbe scoperta un’enorme percentuale di cittadini che non possiede, non può permettersi o non vuole utilizzare un’automobile per i propri spostamenti.
E la bicicletta?
Come al solito, si fatica ancora a comprendere che si tratta di un mezzo di trasporto valido ed efficiente. Quando se ne parla, infatti, lo si fa considerandola un attrezzo sportivo o di divertimento – vedi anche il mancato inserimento dei codici ATECO per i meccanici di biciclette, intesi come attività “non essenziale” e inclusi nella categoria “articoli sportivi e attrezzature da campeggio”. Inoltre la bicicletta è uno dei pochi mezzi di trasporto che rispetta il distanziamento sociale, che ricordiamo essere l’unica forma al momento valida per la tutela della salute pubblica dal Coronavirus.
Per tutti questi fattori, in un modo o nell’altro assisteremo a un’impennata del numero degli spostamenti urbani in bicicletta, che al momento sono stimati 74000 giornalieri (fonte: Roma Servizi per la Mobilità, rapporto 2019) a fronte dei 500.000 “scoperti” nell’ipotesi precedente. Una “minoranza” che già prima dell’emergenza non aveva un’adeguata copertura infrastrutturale.
La fase due del lockdown
Presto o tardi infatti passeremo alla fase due del lockdown a causa del Coronavirus, e assisteremo a una parziale riapertura delle attività lavorative. Ma anche quando l’emergenza finirà, nulla sarà più come prima. Questa drammatica contingenza mondiale è anche e soprattutto un’occasione per riflettere su quanto poco siano sostenibili i nostri stili di vita – mobilità in primis.
Per questo, ora più che mai dobbiamo ripensare il nostro modello di mobilità, e approfittare dello stato emergenziale per cambiarlo in tempi rapidi, in maniera provvisoria prima, e stabile poi.
Le nostre richieste
Ciò che non è stato fatto, o è stato fatto in maniera superficiale, lenta o incompleta, deve essere ora realizzato in tempi estremamente rapidi alla luce dello stato emergenziale. Per questo, Salvaiciclisti Roma e FIAB Roma Ruotalibera hanno inviato tramite Posta Certificata una serie di richieste immediate agli Amministratori di Roma Capitale per garantire la sicurezza degli spostamenti necessari in un’ottica sostenibile durante la fase 2 del lockdown, che vi riportiamo qui sotto:
- RESTRINGIMENTO DELLE CARREGGIATE SU STRADE A SCORRIMENTO TRAMITE CORDOLI E/O NEW JERSEY, allo scopo di ottenere corsie ciclabili (bike-lane), sul modello di città che hanno già reagito all’emergenza in modo virtuoso, sostenibile e semplice, vedi New York, Bogotà o Berlino,a partire dai seguenti assi di spostamento:
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- La Tangenziale delle Biciclette, ovvero il giro delle Mura Aureliane, o i confini del I Municipio: via dei Fori Imperiali, via Labicana, viale Manzoni, Santa Bibiana, Via Tiburtina, Piazzale Aldo Moro, Via del Policlinico, Corso d’Italia, Via San Paolo del Brasile, Via Washington, Piazza del Popolo, Via del Corso, Piazza Venezia.;
- L’asse Tuscolana-Nomentana che prosegue il percorso iniziato con i lavori su via Tuscolana estendendolo fino al settore nord della città;
- L’asse Nomentana-Ostiense che connette la ciclabile Nomentana con il settore sud-ovest della città. Un possibile percorso alternativo potrebbe svilupparsi lungo Viale Trastevere e connettersi con Viale Marconi, dove pure era già in programma la realizzazione di una ciclabile;
- l’asse Piazza Venezia – v.le Trastevere – Circ.ne Gianicolense lungo la linea del tram 8, da offrire come alternativa emergenziale a chi ha bisogno di questa tratta.
- l’asse Tiburtino da Ponte Mammolo al Polo universitario la Sapienza.
2.CREAZIONE DI NUOVE ZONE 30 SU TUTTO IL TERRITORIO COMUNALE, e realizzazione di misure idonee alla dissuasione da velocità;
3.CORSIE PREFERENZIALI APERTE ANCHE ALLE BICICLETTE creando ove necessario piccole isole di fermata dove il ciclista si può accostare per lasciar passare il trasporto pubblico, ai sensi dell’art. 148 comma 5 Codice della Strada;
4.PARCHEGGIO BICICLETTE SU MARCIAPIEDI IN CASO DI ASSENZA DI STALLI anche legandole ai parapedonali, ai lampioni ed ai pali della segnaletica quando non sono di impedimento e costituiscono un reale intralcio al transito dei pedoni;
5.una CAMPAGNA DI COMUNICAZIONE PER LA MOBILITÀ DOLCE E SOSTENIBILE, anche ai fini della prevenzione del contagio da COVID-19 attraverso la promozione della bici come mezzo di trasporto, e incentivi alle società di bike-sharing per limitare il costo di noleggio, sul modello della città di Londra .
Questi 5 punti sono semplici e di immediata attuazione, come immediate sono le necessità che abbiamo ancora di più all’interno dell’emergenza. Il mondo intero attorno a noi è cambiato, ed è ora che noi cambiamo il nostro modello di trasporto in modo intelligente e democratico per tutte le persone.
Non vorremmo che qualcuno possa continuare ad appropriarsi di 10mq pubblici a testa, e relegare chi non possiede o non vuole/possa permettersi il mantenimento di un’automobile a combattere con marciapiedi sconnessi e stretti, corsie per bici inesistenti o abbracciati gli uni agli altri sopra i mezzi di trasporto pubblico per poter andare a lavoro.
“Non torneremo alla normalità, perché la normalità era il problema!” (cit.)