Da Casalotti a Roma centro, in mezz'ora o poco più. - Salvaiciclisti Roma
Emanuele Marelli

Da Casalotti a Roma centro, in mezz’ora o poco più.

Ciao! Mi chiamo Emanuele e uso la bici come esclusivo mezzo di trasporto da 6 anni scarsi. Esclusivo, perché dell’auto ho fatto a meno, ho uno scooter, ma l’ultima volta che ho fatto benzina era luglio 2016 e ce ne è ancora. Faccio tra i 900 e i 1200 km al mese, una media di 250 a settimana. Così in due parole mi son descritto.

Abito a Casalotti e vado a  lavoro (a trastevere, al cinema, a teatro, a cena fuori, a Fiumicino, a Nettuno) in zona centro, piazzale flaminio: son 10 km, usando la ciclabile di monte ciocci, si sbuca a Cipro e diventano 15; ho diversi percorsi da scegliere ogni mattina.

Un giorno ho detto basta!

Il tutto nacque da un “basta”, e  nacque un giorno di totale e definitiva esasperazione.

Ero uno dei giovani 40 enni, che, da soli, stressati, imbestialiti e nervosi e pieni di scorie negative, passava, da solo in macchina, quell’ora e mezzo circa (molto di più a volte)  per fare i 10 km che separano il lavoro da casa.

Ogni giorno, ogni pomeriggio, ogni settimana, e poi? Poi 24 ore di “libertà” la domenica, per non diventare realmente, totalmente, definitivamente…pazzi.

Per ricominciare il vizioso circolo di follia il lunedì successivo. Ecco cosa era e cosa è quella vita: assoluta follia, per quanto mi riguarda. I pensieri sull’inquinamento, sul fatto che emetto 0 da anni e anni, sull’eticità della decisione di muoversi sempre in bici, son venuti dopo: il mio è stato un grido e un atto egoistico: ”Basta!! Così non mi avrete mai più!”. E son rinato: fisicamente e mentalmente.

emanuele col cartello

Ma chi te lo fa fare?

Quindi così è cominciata , però  boccea casalotti, non è stata subito facile: ogni mattina e ogni pomeriggio era una lotta con me stesso: “Ma chi te lo fa fare! Anche oggi? Ma son stanco, non ce la faccio”, perseveravo però,  e uscivo in bici, sempre. La lotta con me stesso è stata vinta dal me stesso ciclista urbano, ed è stata difficile , sì, ma per i primi due mesi, e nulla più. Poi succede che il tempo passa, ti scopri più attivo in tutto e più ben disposto verso il prossimo, il lavoro stesso va meglio, e ti accorgi di quanto della tua vita sia concatenato a quell’attrezzo magico.

Poi succede che incontri altri ciclisti e succede ogni giorno, di modo che, incontrandoci per strada un giorno sì e l’altro anche,  alle 8 ogni mattina parto con un amico (Andrea Braghin) e facciamo tutta la strada insieme. Partiamo insieme da casalotti e via verso piazzale flaminio. Ora le persone, sia in macchina, sia in moto, sia in bici, ci riconoscono e ci salutano sempre (alcuni ci mandano a quel paese; ma di autopitechi ce ne saranno sempre, così come di automobilisti virtuosi).

bici emanuele

Arriviamo in mezz’ora o poco più.

Pedalando e parlando di “ciclosofia” e di tutto quel che ci passa per la testa e sempre col sorriso, sempre, col freddo e col caldo! Lo spostamento è divenuto esso stesso, bel tempo, tempo prezioso e ricco.

Arriviamo e ci sediamo al sole al tavolino del bar sotto ufficio e facciamo 20 minuti di colazione! Mi sento un privilegiato, ma non credo sia difficile da credere. Lo status symbol della comodità, è l’auto? E’ quel che vogliono (e con successo direi!) indurci a credere, ma così non è affatto!  Torniamo anche insieme ed è bello arrivare a casa chiaccherando con un amico per tutto il tragitto; è bellissimo! Decidiamo sempre quale percorso fare, ne abbiamo diversi, ben 4 diversi itinerari.

Io non sono e non sarò mai più come mi vorrebbero. Dopo aver “scoperto” questo modo di spostarsi, perché dovrei cambiare, d’altronde?

Inoltre: gli amici!

Tanti. Ti arricchiscono, ti insegnano, recepiscono la tua (e tu la loro) voglia di mutevole scambio come un bisogno, quasi.

Insomma tra Casalotti e piazzale Flaminio, c’è la ciclabile di monte Ciocci. C’è passare per via Angelo Emo, e Via Candia dopo aver fatto Boccea. O  c’è anche la possibilità di fare Gregorio VII, e chi più ne ha più ne metta! Ma che aspettate?


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