ciclismo tattico urbano 1/4
Come|Quando|Fuori|Piove
di Marcello Perotta per Salvaiciclisti Roma
Saranno stati i mesi chiusi in casa, la voglia di prendersi una boccata d’aria, il timore nell’uso dei mezzi pubblici, forse il bonus mobilità o più concretamente la risposta “brucia calorie” all’ago della bilancia quale conseguenza delle continue lievitazioni di pane, pizza e dolci postate sui social per mesi.
Tanti ciclisti in più sulle strade sono un beneficio per tutti.
Coloro che scelgono di muoversi diversamente rinunciando al mezzo privato, di fatto cedono il proprio posto su un mezzo pubblico, lasciano ad altri il parcheggio e il posto in fila al semaforo che occuperebbero se usassero in automobile.
Dobbiamo però essere coscienti che la miglior pubblicità di noi stessi, siamo proprio noi stessi e che i comportamenti tenuti sulle strade rispecchino quel reciproco rispetto al quale, come utenze deboli, auspichiamo.
Come Quando Fuori Piove.
Ho voluto sintetizzare in quattro parole di uso comune, che ricordano la scala dei semi delle carte francesi, cuore, quadri, fiori e picche, la scala gerarchica dei comportamenti e tecniche utili in bici.
Come in una miniserie affronteremo in quattro distinte puntate gli aspetti più importanti dell’andare in bici in città.
Ciclismo tattico urbano: il “Come”.
Come pedaliamo? Come affrontiamo la strada? Come procediamo? Come ci poniamo nei confronti degli altri? Anche in bicicletta è il “Come” che fa la differenza.
Prima ancora di salire in bici assicuriamoci della corretta posizione in sella.
In piedi di fianco alla bici regoliamo la sella affinché l’altezza della stessa corrisponda più o meno alla testa del nostro femore, alla nostra anca. Questo veloce settaggio ci torna sicuramente utile quando utilizziamo le biciclette dello sharing dove, ad ogni noleggio, siamo costretti a regolare l’altezza sella.
La vista laterale.
Da bambini abbiamo imparato ad andare senza le rotelle quando il nostro sguardo ha smesso di fissare quella ruotina che ci precedeva. Abbiamo alzato lo sguardo e, acquisito l’equilibrio, non abbiamo più smesso di pedalare, ma non avevamo la sua padronanza.
Per averla dobbiamo acquisire la “Visione Periferica” che è quanto di più importante nell’utilizzo della bicicletta. Si tratta della parte di visione che risiede fuori dal centro dello sguardo: aiuta a renderci conto di cosa ci circonda e unita alla percezione dei suoni ci restituisce piena consapevolezza dell’ambiente e degli eventuali pericoli intorno a noi.
Prima di salire in sella eseguite esercizi di stretching del collo abituandoci a rotearlo a destra e sinistra.
Acquisire la vista laterale vi aiuterà ad avere una visione a 360 gradi come negli uccelli, perché andare in bici è un po’ come volare.
Siate Prevedibili.
Quella che altrove potrebbe essere una noiosa attitudine, in bicicletta invece fa la differenza.
Segnalate ogni cambio di traiettoria anche anticipando di molti metri le vostre intenzioni.
L’esempio classico è quando si hanno in vista auto in doppia fila.
E’ più pericoloso avvicinarsi e scartarle all’ultimo che non allargarsi con largo anticipo comunicando a chi ci segue l’intenzione di volersi allargare a centro strada per passarle.
Segnalate sempre le vostre intenzioni sporgendo lateralmente un braccio, altrimenti fatelo capire roteando indietro spesso la vostra testa affinché vi rendiate conto anche di cosa vi segue.
Se i veicoli che seguono vi suoneranno ringraziateli e lasciateli suonare:
Avrete la consapevolezza che chi vi segue vi abbia visto, quindi non spostatevi e mantenete la vostra linea di prevedibilità.
A destra si, ma non troppo.
E’ buona norma non procedere troppo vicini al margine destro della carreggiata. Innanzitutto perché, se procediamo troppo affiancati alle auto, l’improvvisa apertura di uno sportello è sempre in agguato.
Controllate cosa accade all’interno degli autoveicoli: guardate se vi sono presenze, cosa stiano facendo, se è loro intenzione scendere dal veicolo.
Anche quando non ci sono auto parcheggiate tenere troppo la destra, ci mette nel pericolo di colpire con il pedale destro il marciapiede facendoci perdere l’equilibrio.
Infine tenere troppo la destra ci nasconde troppo dalla vista degli altri utenti della strada soprattutto nelle intersezioni stradali. Lo schema che segue spiega chiaramente perché procedere stando un poco più a sinistra ci mette in sicurezza:
Non ti ho visto.
La frase principe dello “scusario” di chi si muove in città a idrocarburo è: non ti ho visto!
Spesso non è nemmeno preceduta o seguita da uno “scusa” che vista la smaltitaccia subita farebbe tornare, non dico il sorriso, ma almeno il colore in viso.
Spesso è proprio vero che gli altri utenti della strada, affogati in abitacoli sempre più isolati, distratti da pensieri, traffico, gadget a bordo, impianti hi-fi non ci vedono e nemmeno ci sentono.
Non ci vedono e non ci sentono e anche l’uso del campanello non aiuta.
Il campanello
Il campanello insieme alle luci anteriori e posteriori e ai catarifrangenti sulle ruote (o bande riflettenti sui pneumatici) fa parte della dotazione obbligatoria del velocipede, ai sensi dell’art. 68 del Codice della strada. L’uso del campanello non ci assicura di aver realmente avvisato della nostra presenza un’automobilista chiuso nel suo abitacolo.
Il campanello risulta molto utile per avvisare della nostra presenza altri utenti deboli, ciclisti o pedoni. In questi casi non esitate a usarlo, non abbiate timore: usare un campanello per avvertire gli altri utenti deboli non equivale a usare un clacson con i suoi ennemila sgradevoli decibel.
Prendetela come una cortesia per gli altri e per voi se saranno altri a “scampanellarvi”.
La bicicletta è molto silenziosa e questo non giova a nostro favore sulle strade.
Mai affiancare mezzi pesanti, autobus e furgonati soprattutto in corrispondenza di svolte:
Punti Ciechi
Spesso capiterà che vi sorpassino per poi svoltare all’improvviso a destra tagliandoci la strada. Prevenite questi comportamenti e non ostiniamoci, consapevoli di aver ragione, proseguendo nella nostra linea retta: aver ragione e farsi male non è mai conveniente.
Torna utile in corrispondenza di un’intersezione stradale rimanere non troppo a destra al fine di prevenire questi tagli di strada ed ostacolare chi ci segue nella manovra azzardata..
Cercate di pedalare sempre al di fuori dei punti ciechi.
Esoterismo a pedali: Diabolik o Psyco?
In svariati confronti a pedali ho conosciuto molti ciclisti che nel pedalare adottano la tecnica Diabolik acquisendo la magia dell’invisibilità. In pratica parliamo di forme di esoterismo del ciclismo, parliamo delle tecniche che si acquisiscono solo dopo decenni di ciclismo urbano.
Rendersi invisibili nel traffico è una tecnica furtiva che consiste in accorgimenti di varia natura che ci nascondono dal panorama urbano.
I ciclisti Diabolik spesso vestono scuro, hanno piena consapevolezza dei luoghi e del traffico. Sanno che ovunque si pedali il traffico è sempre lo stesso, con le sue dinamiche e per questo prevedibile nei suoi ripetitivi scenari.
Il ciclista Psyco invece comunica con gli occhi, con il corpo e, nei casi estremi, anche con la mente.
Per la maggior parte dei ciclisti invece è la tecnica Psyco quella che fa riportare la pellaccia a casa.
la si acquisisce con anni di ciclismo urbano in contesti molesti come le nostre metropoli dove appunto c’è “d’ascì pazz’!”
Psyco cerca ovunque l’interazione con l’altro utente della strada: manipola, gesticola, mormora, muove le labbra.
Psyco parla apparentemente da solo: Psyco non ha amici immaginari.
Psyco cerca lo sguardo dell’automobilista, non si ferma a guardare il parabrezza: cerca proprio lo sguardo perché quel secondo di intendimento con l’altro utente è decisivo nel comunicare:
“oh, mi hai visto? Ok, allora ti fermi allo stop giusto?”
Psyco indossa occhiali che sono sempre utili per evitare insetti o polveri ma i suoi hanno le lenti trasparenti perché Psyco deve farsi vedere vivo dagli altri esseri carrozzati.
Psyco rispetta il pedone e lo ringrazia, Psyco dice “bellaaaa” o fa il pollicione all’insù se un’automobilista gli riconosce la precedenza.
Noi italiani, che abbiamo il gesticolare insito nei cromosomi, partiamo avvantaggiati.
Le tecniche di ciclismo tattico che abbiamo affrontato finora sono l’asso di cuori del pedalare in contesti urbani complessi come i nostri.
Una volta acquisiti vi sentirete non più forti ma sicuramente meno indifesi e vulnerabili tanto da non farvi rimpiangere altri mezzi di trasporto che li riterrete, invece, certamente molto meno piacevoli e anche molto più pericolosi dell’andare in bicicletta.
Marcello Perotta per #salvaiciclisti_roma