DAL TEVERE A RIONE S. ANGELO, UN ASSAGGIO DI ‘CITTÀ LASAGNA’: PRIMA PARTE
Siamo a Roma in una giornata infrasettimanale di maggio, al tramonto. Il traffico ha lasciato il posto alla frescura dei bei platani che ornano le mura ed accompagnano la nostra passeggiata.
Mura?
Sì, ma non sono le bellissime Mura Aureliane di cui abbiamo in parte parlato la volta scorsa. Sono parte di un sistema protettivo più moderno, contro le acque di un fiume invece che contro i barbari. Il nostro fiume, il cosiddetto biondo Tevere a causa del colore delle sue sabbie, è passato da risorsa millenaria, importante via di comunicazione ma soprattutto culla dell’antica civiltà romana, a problema urbano, ostacolo per la moderna crescita della città divenuta nel 1870 nuova capitale dell’Italia unita.
Questo fiume impetuoso, rappresentato dagli antichi romani come un vecchio e muscoloso barbuto, ci guarda oggi scuro, sporco e dimenticato. A farne le spese siamo soprattutto noi, cittadini, viaggiatori e turisti, avvolti dal traffico che durante la giornata ne assedia entrambe le sponde. Il fiume non è più una via di comunicazione ma un immenso immondezzaio sulle cui banchine, sotto i ponti, sporchi e dimenticati reietti della società riescono ancora a trovare un riparo.
La situazione è diventata talmente insostenibile che non solo giovani stranieri prede di alcool e ormoni vi hanno perduto la vita, vittime accidentali della piccola criminalità, ma persino un anziano ciclista. Se di giorno le banchine in centro sono ancora per lunghi tratti utilizzabili, nelle zone tra viale Marconi e via della Magliana è consigliato starne alla larga, specialmente se non si è in buona compagnia.
Triumphs and laments
Un disperato seppur apprezzabile tentativo è stato recentemente fatto dalla onlus Tevereterno che ha incaricato l’artista sudafricano William Kentridge di realizzare circa mezzo chilometro di Street-art, da Ponte Mazzini a Ponte Sisto, con la tecnica del negativo, togliendo con il vapore la patina di smog su parti selezionate realizzando “Triumphs and laments” – un fregio che conta più di novanta grandi figure, alte fino a nove metri, con volti d’imperatori, schiavi e gladiatori uniti in una processione, fatta di vincitori e vinti, a simboleggiare la storia della città eterna. L’opera, purtroppo, è destinata a scomparire lentamente, a mano a mano che lo smog tornerà a depositarsi sui muraglioni.
Siamo arrivati all’altezza dell’isola Tiberina. Qui anticamente il flusso veniva rallentato ed era più facile, a valle, attraversare il fiume. La riva destra veniva detta veiente, da Veio, prima storica nemica etrusca dell’antica Roma.
Sulla riva sinistra sono state trovate evidenze di scambi commerciali tra i greci delle colonie e le altre popolazioni italiche: probabilmente vi si trovava un mercato più antico di Roma stessa. Si è anche avanzata l’ipotesi che l’antichissima carica romana di capo religioso, Pontifex Maximus, fosse derivata da particolari responsabilità o ritualità legate proprio ai ponti.
Continua…
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