LA CIEMMONA A BARI, DOVE NESSUNO È STRANIERO
La mia prima (e unica?) Ciemmona si è svolta in tre calde giornate di fine maggio, nella città che mi ha dato i natali. E’ stato proprio il fatto che si svolgesse a Bari a far scattare in me la scintilla, la voglia di parteciparvi.
Non appena si è diffusa la notizia, a gennaio, che tale manifestazione promossa dai “cicloattivisti di tutta Italia” si sarebbe tenuta nella Città di Bari, “where no one is a foreigner“, ho prenotato un “comodo” intercity al modico prezzo di 25,80 euro (A/R).
L’esiguo costo mi lasciava la possibilità di cambiare idea, anche all’ultimo momento, e rimanere a casa: avrei buttato 26 euro. Chissene.
Li avrei buttati anche nella “fortunata” ipotesi che anche moglie e figlio avessero nel frattempo deciso di partecipare. Avremmo raggiunto Bari in auto, con le bici stivate nel portabagagli. Vitto e alloggio, tra genitori e suoceri sarebbe stato comunque garantito. :-)Nel frattempo, il tam-tam tra i ciclisti urbani di Roma iniziava, per poi continuare incessantemente e creando un gran bel fermento.
L’ambiente dei ciclisti urbani romani si mostrava favorevolissimo (e numerosissimo) alla trasferta barese e si iniziava la conta per arrivare al noleggio di bus GranTurismo. Sentivo vociferare di ben 2 bus.
Partire o non partire
La mattina di venerdì 26 maggio, salutando mia moglie per andare in ufficio, le dico: “hai tre possibilità: o mi dici che tu e Davide venite con me e partecipiamo alla Critical Mass. o mi dici di rimanere a casa, o non mi dici nulla e parto.”
Mi saluta. E alle 16:00 parto da Roma Termini. Solo.
L’intercity è relativamente vuoto, ed essendo salito per primo non noto alcuni particolari.
Ad esempio, che sulla mia stessa carrozza viaggiavano Patrizia e Alina, che avevano accanto a se 2 bici pieghevoli.
Verso la fine del viaggio, eravamo in in prossimità di Barletta, scopro quindi che parteciperanno alla Ciemmona.
“Ci vediamo domani, allora! Ciao!”
Arrivo a casa dei miei, ceno. Mando un messaggio ai miei 2 fratelli: “se volete, domani ci facciamo un bel giro in bici per Bari, dalle 14. Chi viene?”
“Finisco di lavorare alle 14: vediamo”, risponde Luciano, il più piccolo.
Vado a dormire.
La mattina della Critical Mass
Non ho la mia bicicletta, con me.
Me la presteranno “quelli dell’organizzazione, quelli delle ciclofficine popolari”, La dovrò ritirare in via Giulio Petroni, quella che una volta era la “Caserma Rossani” ed ora è stata rinominata “la ex-caserma liberata”. A me sembra “occupata”, in verità. Potenza dell’ironia degli occupanti.
Il programma di sabato 27 è interessante: giro turistico in bici, dalle 10, da piazza Garibaldi. Percorso non specificato. Ciemmona, da Parco 2 giugno, dalle 14.
Arrivo presto nella ex-caserma, dormono tutti. Deciso di ripassare più tardi, intanto faccio visita – a piedi – nella mia città. La città che ho lasciato alla fine del 1999.
A piedi per le vie di Bari
In 17 anni Bari è cambiata, faccio fatica a riconoscerla: via Sparano è un cantiere, le palme sono sparite. Polvere, escavatori e transenne.
La percorro tutta, per poi tornare indietro, lungo via Argiro, diventata pedonale: piante, rastrelliere per biciclette, box allestiti per pubblicizzare automobili.
Devio e passo per Corso Cavour, passo davanti al mio liceo (“lo Scacchi”, il LICEO di Bari), sento il vociare degli studenti (forse c’è anche mia nipote).
Torno alla ex-caserma, finalmente mi danno una bici, una mountain bike con telaio Bianchi, rossa, sistemata alla bell’e meglio. Fa il suo dovere.
Il sole oramai alto che sento dietro la schiena mi spinge da Corso Vittorio Emanuele a Piazza Garibaldi: sono le 10 menoqualchecosa e già è strapiena di nonnini intenti a giocare a carte: scopa, scopone, tressette. Il burraco, loro, non lo conoscono.
Attendo gli altri… che si fanno attendere non poco. Mi siedo su una panchina. A destra 2 motociclette dei Vigili Urbani. A sinistra 2 motociclette dei Carabinieri. Una presenza che si rileverà costante, durante i nostri giri.
La maglia gialla
Una ragazza si avvicina, mi chiede informazioni sul giro delle 10, si domanda come mai questo ritardo, mentre io non me ne preoccupo e continuo ad
osservare la gente che gioca a carte, le persone che passano. Anche qua, come a Roma, c’è tanta (e varia) umanità: dei bambini sikh giocano sull’altalena, integrati con il resto della cittadinanza, anziani che passeggiano, studenti che attraversano la piazza, in bici.
Avvisto due ragazze in bici e capisco che fanno parte del gruppo. Anzi arrivo – addirittura! – a capire che – almeno una di queste due – è di Roma: ha la mia stessa maglietta gialla, quella che ho preso – a 7,00 euro – durante l’ultima asta di biciclette recuperate, a cura dei Ciclonauti, a Monti. “condividi la strada”, scritta sulla schiena.
Monto in bici, le raggiungo. Sorrido e mi si apre il cuore: è Melani, l’amica argentina della Pedalata di Luna Piena! L’altra ragazza – quella con la maglia gialla – è Elena, romana, che arriva direttamente da Messina! Baci e abbracci a profusione. Melani è eccitatissima: non per aver incontrato me. Ha fatto colazione con le “tette delle monache“. Una esperienza paradisiaca, a suo dire. Mi chiede dove trovarne altre, in zona.
Con loro Giovanni Geko e Martino. Con loro faremo il giro. “Che giro facciamo?” – “Barivecchia”. “Bellissimo”.
Martino ci lascia, sarà Paco di Velo Service a fare da Cicerone per i vicoli – a volte strettissimi – di una bellissima città nella città.
Melani resta a bocca aperta (a ragione: focaccia, burratine, mozzarelle arrotolate): “Baar jè bell“, le dico.
Il giro turistico (e gastronomico, lo avrete certamente capito) finisce in circa 3h. Ringraziamo Paco di Velo Service e, poi, mi separo da Melani e Giovanni. Loro vanno nella ex-caserma, io mi dirigo verso Parco 2 giugno (il meeting point della Ciemmona).
Mentre pedalo in viale Unità d’Italia, mi accorgo di una pista ciclabile in mezzo al viale: “maddai”. Seguo la pista, che finisce nel parco.
Mi appoggio ad un pino, e mi rilasso. E osservo. Tante coppie con telo su cui sdraiarsi a prendere il sole o che mangiano qualcosa, mamme e papà con bambini in bicicletta, passanti. Calma e quiete.
Le 14 sono passate da un pezzo, ma si sa, i ciclisti urbani non hanno fretta e, anzi, amano prendersela comoda (questo è quello che penso).
Mi chiama mio fratello. Ha finito di lavorare, mi chiede se fa ancora in tempo a raggiungermi.
Nel frattempo, il parco inizia a riempirsi di bici: riconosco Alina e Patrizia, e poi – piano piano – altre persone che conosco.
I ciclisti urbani romani si riconoscono subito, in quanto indossano la maglietta gialla, “condividi la strada”. Una bella macchia gialla.
Gli 80’s
Arriva mio fratello, assieme ad un fiume giallo che – entrando nel parco – mi riconosce e mi saluta. E’ arrivato il bus da Roma: Roberto, Sergio & co. Dò il 5 a tutti. La cosa mi emoziona. A loro dico: “Benvenuti a Bari, benvenuti nella mia città!”
Chiedo a mio fratello di indossare la maglietta gialla. Lui, come un ciclista urbano romano.
Io con la maglietta “la civiltà ha un limite. 30”.
Mi informano che anche Lalla parteciperà alla Critical: Velo Service le mette a disposizione un risciò ed una guida. Allora ci siamo praticamente tutti.
Incrocio Michelangelo che smanetta su una radio, mi indica dove si trova il resto della famiglia (in realtà sparsa per tutto il parco) e poi Diego, e poi Ornella, e poi Sabrina… Sono a Bari, ma sembra di essere a Roma. Piero ci ribattezza Gli 80’s.
Comprimari e protagonisti
Ma mi ha emozionato di più quello che è successo dopo, durante la pedalata in città.
Bari ha dimostrato ancora una volta di saper accogliere chiunque: gente sui balconi che salutava questo fiume di biciclette che occupava – straordinariamente – tutta la sede stradale, gente sulla soglia dei negozi che sembrava essersi pentita di non avere la bicicletta con se e che avrebbe voluto aggregarsi volentieri a noi, ciclisti festanti, rumorosi e variopinti. Loro, assieme agli automobilisti, loro malgrado bloccati nel traffico causato da millemila partecipanti, non hanno fatto altro che aspettare – con pazienza – che fossimo passati, erano i comprimari.
Noi i protagonisti.
Ero contento. Ero quello che mi aspettavo dai Baresi. Accoglienza. Generosità. A Bari nessuno è straniero (nemmeno Guerrero). Nemmeno le Biciclette.
Ero contento, soprattutto, per aver coinvolto mio fratello in questa esperienza, forse unica nel suo genere.
Gli sono stato affiancato quasi sempre (tranne quelle volte in cui, a turno, Piero, Diego, Melani ed altri mi chiedevano dove poter mangiare i panzerotti, dove poter mangiare la focaccia, dove poter mangiare le sgagliozze, … insomma, sono buono solo per dare informazioni gastronomiche… e mi chiedo il perché).
A mio fratello spiego quel poco che so sul cicloattivismo, sulla Critical Mass, sulle cicloofficine popolari, le aste di bici recuperate dai cassonetti (come la “mia” Bianchi rossa) e restituite a nuova vita e a nuovi proprietari.
E mi hanno fatto piacere anche i suoi commenti (a volte coloriti: “Vaffangule a Maurì”, “in 40 anni avrò sì e no pedalato per 5 minuti con mio fratello, mentre oggi… le ore!”,…), mentre si faceva i selfie con Pulcinella in bicicletta, con i ragazzi sulle tall-bike o in monoruota, chiedendosi come diamine facessero).
Arrivati a Bari vecchia, verso le 19, abbiamo deciso di lasciare il gruppo che si insinua nelle stradine strette alla ricerca di gioie per il palato. (da alcune delle foto che circolano, pare che non sia rimasto deluso nessuno).
Maurilio e Luciano in giro assieme in bici per oltre 3h: record!
Torniamo a casa con le immagini della nostra prima critical mass ancora fresche nella mente.
Mi chiede dove si terrà la prossima Critical Mass.
– “A Firenze, probabilmente”.
– “Bello”.
Forse non sarà, come scritto all’inizio, la mia (nostra) unica Ciemmona.
Domenica, approfittando del fatto di giocare in casa, passo dai miei suoceri “a prendere un po’ di roba”.
Ciliege, taralli, dolcetti, friselle. Mi ricordo di Melani e prendo una dozzina di “tette delle monache”: abbiamo appuntamento sul treno delle 17.
La carrozza 8 dell’intercity 710 da Taranto per Roma era piena di biciclette smontate e incellophanate e di bici pieghevoli.
Condividi la strada, e non solo
Riconosco alcuni volti incrociati il giorno prima, li saluto. Arriva Alina, siede praticamente accanto a me. Poco dopo, ci raggiunge Melani: le posso consegnare il “paradiso”. Apre il pacchetto, sono una dozzina. Poco dopo, un po’ meno.
Prendo il borsone, lo appoggio accanto ad Alina e lo apro: “infilateci le mani dentro e prendete quel che volete”. E tra chiacchiere, ciliege e taralli, rientrare a Roma è stato un attimo.
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