Creare una inesorabile coscienza collettiva

CREARE UNA INESORABILE COSCIENZA COLLETTIVA

Perché a Roma abbiamo così bisogno di usare le biciclette? E perché, nello stesso tempo, è così difficile essere ciclisti urbani a Roma? Abbiamo sviluppato un’immunità diffusa ai cambiamenti.

È come una nave con due motori, uno a poppa e uno a prua. Complessivamente, il sistema sviluppa un’enorme quantità di energia, ma rimane fermo. Oppure si avvita su se stesso.

Ognuno di noi sperimenta la riluttanza ai cambiamenti. Questo vale non solo per un individuo, ma anche per i processi collettivi. Un potente desiderio di cambiamento da un lato e il suo totale rifiuto dall’altro sono le due eliche della coscienza collettiva romana, che si avvita su se stessa e rimane immobile.

Abbiamo esaurito, a Roma, le due risorse più preziose per noi esseri umani: il tempo e lo spazio.

Attraverso il tempo realizziamo noi stessi, i nostri desideri, i nostri obiettivi. Attraverso lo spazio stabiliamo relazioni con gli altri, formiamo delle comunità.

La quarta fase della mia trasformazione in ciclista urbano è quella della coscienza collettiva. È il momento in cui la mia personale trasformazione si è intrecciata con una trasformazione condivisa, che Roma sta ancora compiendo, attraverso la quale i cittadini si stanno riappropriando dei propri spazi e del proprio tempo di vita.

CONFLITTO

Quando ho abbracciato l’uso quotidiano della bicicletta, mi sono immediatamente ritrovato al centro nel conflitto con le automobili. Chi guida viene solitamente istruito a considerare le strade come il suo regno esclusivo. È molto difficile sradicare questo convincimento.

Allo stesso tempo, è facile cadere nell’inganno per cui l’ostacolo da superare siano le persone alla guida delle automobili. Sono quelle che percepiamo come minaccia e pericolo più immediato.

Chi ti taglia la strada, chi ti apre uno sportello in faccia, chi ti investe senza accorgersene, chi ti grida ingiurie, chi ti minaccia. Ma tutto questo è falso.

Chi guida un’automobile, proprio come me, combatte la sua quotidiana battaglia per il tempo, e per lo spazio necessari per vivere.

In verità, l’ostacolo che ho davanti è molto più grande, e cerco continuamente di rimuoverlo perché è spaventoso, enorme e apparentemente indistruttibile.

Chi guida un’automobile, proprio come me, combatte la sua quotidiana battaglia per il tempo, e per lo spazio necessari per vivere.

LA STORIA

L’ostacolo che ho davanti è la nostra storia. Il processo che ha portato Roma ad essere ostaggio delle automobili è stato lento e inesorabile. La corruzione e le sue mani sulla città, l’assenza di piani regolatori, il mito italiano dell’automobile come simbolo di affermazione sociale, il deficit di leggi sull’uso degli spazi pubblici. Una creatura multiforme e insaziabile ha divorato il nostro spazio e il nostro tempo.

Ora è molto difficile compiere il passo successivo perché le trasformazioni collettive hanno un ritmo infinitamente più lento del processo creativo che ciascuno di noi adotta per andare incontro ai propri bisogni.

LA CURA

Quando il medico consiglia di cambiare stile di vita, e ci sono in gioco la salute e la longevità, solo un paziente su sette segue le sue raccomandazioni. Questa è «l’immunità al cambiamento».

La nostra coscienza collettiva è simile a questi pazienti: non riusciamo ad osare le trasformazioni. Le trasformazioni, come pratica collettiva, sono un processo complesso, molteplice, difficilmente prevedibile, difficile da indirizzare.

CHE FARE ?

E dunque, cosa possiamo fare? Abbiamo davanti due strade. Rimanere comodamente spettatori delle trasformazioni in corso, oppure partecipare attivamente alla trasformazione collettiva.

Io ovviamente potevo scegliere la strada più facile. Ma quella più entusiasmante è anche la strada più faticosa. La via che mi ha messo in contatto con un incredibile numero di persone nuove e inimmaginabili.

La bicicletta è lo strumento che ci restituirà il tempo e lo spazio di cui abbiamo bisogno nelle nostre vite. Ma non possiamo rimanere spettatori. Che ci piaccia o no, siamo tutti artefici del futuro che ci aspetta. La trasformazione collettiva di cui abbiamo bisogno a Roma è appena agli inizi.

PROSPETTIVE

Immaginiamo di osservare la strada dal tetto di un grattacielo. Il bambino di 2 anni ritiene che le persone in strada siano davvero minuscole e dirà “Babbo, guarda come sono piccoli”.

A 5 anni il bambino è in grado di comprendere la distanza e dirà “Babbo, guarda le persone laggiù come sono piccole”.

Ma il bambino di 10 anni conosce la prospettiva e farà notare “Babbo, guarda come sembrano piccole le persone laggiù sulla strada”.

Per compiere una trasformazione, dobbiamo comprendere la prospettiva e considerare tutti i punti di vista diversi dal nostro. Compiere una trasformazione è più facile quando nel processo riusciamo a coinvolgere altre persone e non rimaniamo ostaggi della nostra percezione.

Iniziare una trasformazione fa sempre paura. Ma i cambiamenti sono la nostra unica possibilità di sviluppo.


Credits Copertina 


Per noi è importante sapere come pratichi il tuo cicloattivismo oggi. Conta particolarmente la tua esperienza personale. Raccontala compilando il seguente questionario.